Fanatismo, omertà, dispotismo e mafia nella tauromachia moderna

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(ph) Luigi Ronda
Questo articolo è apparso sul Pais. Ringraziamo l’autore e il suo giornale (traduzione di Luigi Ronda)
 

La fiesta de los toros è malata di fanatismo (eccessiva ammirazione), omertà (assenza di trasparenza), dispotismo (abuso di potere), mafia (difesa di interessi senza scrupoli)…e anche paura, molta paura dei toreri fuori dalle arene. Detta così, su due piedi, suona come una cosa molto forte, addirittura poco elegante; una sfacciataggine in questi tempi di buonismo imperante. Ma giacché esiste la libertà di opinione, c’è da accettare che qualcuno si spinga oltre il limite e si lasci scappare una boutade alla quale, senza dubbio, la tauromachia non è abituata.

Proviamo a parlare della fiesta de los toros nel ventunesimo secolo; riferiamoci, per esempio, a Siviglia, alla Feria de Abril, uno dei cicli taurini più importanti del mondo. Ma facciamolo guardando ad oggi (il programma è stato presentato lunedì scorso), ché ciò che capita a queste latitudini si ripropone in tutto il mondo taurino. Sono dunque qui annunciate quindici corride, confezionate con gli stessi criteri di sempre, con abbondanza di figuras che odorano di naftalina e allevamenti di tanta nobleza che trasmettono solitamente tenerezza più che rispetto. Carteles remataos, si dice in gergo, un vuoto eufemismo fatto di terne arrangiate, stanche di naufragare in pomeriggi subito dimenticati e desolanti nell’infruttuosa ricerca di un collaboratore artistico di pelo nero e benevoli intenzioni. Non una sola novità, non un’eccezione al copione prestabilito, non una sola sorpresa… Carteles sempre uguali che ogni anno, lo si vede a occhio nudo, attraggono sempre meno spettatori. Si lamenta qualcuno? Gesù, no!; sono carteles di quelli che sempre sono piaciuti a Siviglia. Cartelloni artistici, di “bieeen” più che di “olé!”, di sorriso compiacente più che di emozione debordante. E rimane inascoltata la massima di Ortega y Gasset: “Il giorno in cui la estetica prevarrà sull’epica, la fiesta sarà finita”. Siviglia soffre, nel caso taurino come in tanti altri, un fanatismo preoccupante.

Chiedete, chiedete ciò che credete e avrete la certezza che riceverete solo mezze verità. Perchè non viene Paco Ureña?, per esempio… “perché gli è stata offerta una buona corrida ma ne preferiva un’altra”. Ah! Ma… No, non ci sono altre spiegazioni. Provi a chiedere al torero ma questi preferisce non rispondere. Si rumoreggia però su twitter che il segreto sarebbe che gli sono stati offerti meno soldi che nel 2016, ma meglio non continuare a chiedere perché il dubbio svanirebbe senza risposta. E l’assenza di Rafaelillo? Silenzio. Voci di corridoio dicono che ha chiesto 30.000 euro per toreare la corrida di Miura, e che gli hanno risposto con un laconico “vamos, hombre…!”. L’apoderado stesso di Cayetano, altro assente, ha dichiarato che al suo torero sono state offerte quattro o cinque corride, ma non quella che questi desiderava. Quali? Quale? Non lo sapremo mai.

L’impresario, questo o qualsiasi altro, non dice la verità, i toreri osservano il silenzio, si evitano argomenti scottanti… così che non ci si capisce niente. E di soldi, guai a parlarne. Segreto di stato. E’ di cattivo gusto. Si supporrebbe che il cliente avesse il diritto di sapere come mai un tendido alla Maestranza costa ormai come un rene. Omertà totale.

E’ evidente, poi, che le ferias (anche quella di Siviglia) le disegnano le figuras, quelle che davvero comandano nella fiesta. Ma figura non è già più il torero riconosciuto tale dalla maggioranza, quanto piuttosto colui che è appoggiato da un’impresa influente. Impresari e figuras fanno e disfano i cartelloni, arrivano con i loro tori sotto al braccio, lasciano fuori i colleghi scomodi (nessuno chiede ai clienti) e difendono in via esclusiva i propri interessi. Non sono forse troppe quattro corride nell’abbonamento sivigliano per Roca Rey e Manzanares? Può essere in effetti, c’è però che il primo è rappresentato dall’impresa Pagés (colei che gestisce l’arena stessa di Siviglia, ndt) e quell’altro dall’onnipotente Matilla. Ora sì che è chiaro!

Jesús Enrique Colombo è un matador emergente che l’anno passato, ancora novigliero, fu il trionfatore indiscusso in ognuna delle arene in cui si esibì. Non sarà né a Castellón, né a Valencia, né a Siviglia. E lo gestisce Juan Ruiz Palomares, l’apoderado di Enrique Ponce! Caso analogo è quello di Juan de Álamo, trionfatore a San Isidro nel 2017 e assente, pure lui, dai primi grandi appuntamenti. Per quale ragione? Non si sa. L’equità non è un valore connaturato alla festa dei tori.

La feria di Siviglia è un chiaro esempio (non l’unico, ovviamente), dell’abuso di potere di imprese e figuras. Tutti loro offrono, di certo, un’immagine deprimente; sembra che agiscano convinti che il mercato presto si esaurirà e che ci sia da rastrellare le ultime briciole. Sembra che lo facciano voltando le spalle alla modernità, agli interessi dei clienti, con le stesse formule di sempre, nonostante le sirene che indicano pericolo di estinzione. Disprezzano il toro e quanti passano per il botteghino; per questo scarseggiano bravura e possenza, e ogni volta si vede più cemento sui gradini. Prendi i soldi e scappa, sembra essere il messaggio.

E per chiudere,  due perle. La prima: a volte, molte volte, parlare con una figura del toreo è una missione impossibile. Ma non eravamo rimasti che bisognava tramandare la tauromachia? E se proprio riesci a parlarci, l’evasività costante è la protagonista del dialogo, luoghi comuni, girare intorno alle cose… E constati dunque il terrore di spaventare con la sincerità. “Capisca, per favore, che non voglio entrare in questi argomenti”. Te lo dice un eroe che hai visto giocarsi la vita di fronte a due corna come sciabole, e che si fa piccolo piccolo quando pensa a un impresario da quattro soldi. E ti rendi conto che, sul serio, c’è qualcosa che non funziona. Poi la seconda: la tradizione, la maledetta tradizione… Questa legge non scritta, ma scolpita nelle coscienze di tanti taurini… Non c’è da cambiare niente, le cose si sono sempre fatte così! Ma il mondo va avanti, si evolve, cambia e esige nuove soluzioni che per ora non arrivano.

Nel frattempo… il fanatismo, l’omertà, l’assolutismo e la mafia contuineranno a comandare nella tauromachia moderna.

 

 

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