Animalismo trash

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Fonte Web.

A volte un po’ di antropologia visuale non guasterebbe. Dopo la tragica morte di Iván Fandiño, l’arena della rete si è riempita delle consuete volgarità anticorrida. Poco male. Ormai l’utenza digitale deve fare i conti con lo stile abbaiato dei molti idioti che, come ha detto Umberto Eco, hanno trovato con le nuove tecnologie un inusitato “diritto-spazio” di parola. Quello che invece non può essere ignorato, e che anzi va contrastato con vigore intollerante, è il regime di disinformazione diffusa basato su argomenti che si ignorano e che, troppo spesso, vengono apparecchiati in rete come meri “acclappialike”. Ora, questa disinformazione mostra sempre più di frequente di avere una vera e propria regia, cioè qualcuno che si ingegna a costruire notizie palesemente false per tirare acqua al mulino di una qualche causa.

Ad esempio è il caso della bufala rimbalzata in rete sulla famigerata “tradizione” secondo la quale il toro che uccide il torero viene “giustiziato”, una barbara impiccagione con la morte che arriva dopo numerose ore di lenta e terribile agonia. Lasciamo perdere per ora che cosa succede effettivamente al toro che uccide un torero. Semplicemente basterebbe osservare con un po’ più di attenzione le immagini. Se guardate le corna del toro che uccide il torero e poi le corna del toro impiccato ci vorrà un secondo per dedurre che non si tratta dello stesso animale. Con una semplice ricerca su google images vedrete poi che il toro di destra è un toro cinese e che la cerimonia propiziatoria, che si svolge nel villaggio di Baojiang, non ha niente a che vedere con la tauromachia europea. Ingrandite ora l’immagine di destra. Vedrete che i volti delle persone sono stati deliberatamente sfocati per renderli irriconoscibili. Non si tratta di policy a fini della privacy, ma di un occultamento deliberato dei tratti etnici. Che cosa ci farebbero infatti tanti Cinesi all’impiccagione di un toro spagnolo?…

Qualche rapida considerazione: a) spesso, come in molti altri casi che posso documentare, la ricerca del consenso animalista passa attraverso un’alterazione, contraffazione o (come in questo caso) vertiginosa invenzione della notizia; b) la fabbricazione della notizia mira a esasperare l’aspetto emotivo, patetico, raccapricciante allo scopo di suscitare indignazione e bloccare/escludere il cervello analitico-razionale; c) chi costruisce e diffonde questo genere di notizie mostra un considerevole cinismo non tanto verso il nemico che vuole attaccare ma verso il pubblico che vuole convincere; d) mentire ai propri amici o agli indecisi è una pratica allettante e di rapida efficacia mediatica, molto più rapida ed efficace che articolare e discutere verità complesse e contraddittorie; e) la verifica dell’informazione è sempre laboriosa e antieconomica; f) gli animalisti onesti molto raramente si fanno carico di ripulire le proprie stalle da questo letame.

Ecco allora che nasce una vera e propria tradizione “pulp” sugli orrori della corrida: tori drogati, seviziati con segatura negli occhi, o sacchi di sabbia sulla schiena, o spilli nei testicoli… Tutte bufale che servono a costruire il ritratto della vigliaccheria dell’uomo di fronte alla nobiltà e all’innocenza dell’animale. Quindi toreri sadici. Toreri nazisti. Toreri paragonati a pedofili, a psicopatici, a serial killer. Quando invece, in modo più razionale ed efficace,  basterebbe analizzare il fatto in sé, un fatto che secondo me basterebbe moralmente, forse eticamente, a fugare i dubbi degli incerti: nell’arena si uccide. E non si uccide un animale sminuito, ingannato, umiliato, si uccide e addirittura si pretende un animale straordinario, in forma perfetta, senza il minimo difetto fisico e caratteriale. Non sarebbe già sufficiente questo per dire di no alla corrida? No. Perché l’orrore indotto è più rapido. L’orrore spazza via le sfumature. Appiattisce il dubbio. In poche parole, vince. 

Ora, che cosa succede al toro che uccide un torero? Viene ucciso nell’arena da un altro torero. Fine. E fine della lezioncina di antropologia. Manca solo una domanda: perché nell’era della cosiddetta post-verità dovremmo preoccuparci di tori, bufale e simili vaccate? Perché dietro cose di questo genere si muovono dei puri vigliacchi, che non sono sicuri nemmeno delle armi etiche che hanno in mano per combattere la loro battaglia. E i vigliacchi, se si pensa alle grandi dinamiche storiche e sociali, sono le persone più pericolose del mondo.

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