El Toro: la lista nera 2018

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(ph) Luigi Ronda

L’Asociación El Toro di Madrid è attiva da una ventina d’anni nella promozione di una fiesta integra e nella difesa del toro come asse portante e centro gravitazionale dello spettacolo taurino. Famose e temute sono le sue tertulias, ricca e generosa la sua biblioteca, festose ma severe le sue visite al campo: e chi frequenta Las Ventas avrà sicuramente incontrato qualche membro dell’associazione impegnato a distribuire copie gratuite de La Voz de l’ Afición, un bollettino periodico regolarmente denso di argomenti e spunti di riflessione.

Come ogni anno in questo periodo, alcuni giorni fa l’Asociación ha reso pubblica la sua Lista negra 2018: è l’elenco delle ganaderias che i suoi membri ritengono inadatte, per la stagione prossima, ad essere programmate nell’arena più importante del mondo. I criteri si basano essenzialmente sulle performance che i tori dei diversi ferri hanno avuto, nella stagione ormai conclusa, sulla pista madrilena: il giudizio è sempre netto e laico, non si fanno sconti a nessuno, il rigore è assicurato e preservato con cura.

La prima sezione della lista comprende quegli allevamenti che, già presenti nell’elenco 2017, hanno combattuto quest’anno e continuano a deludere. Non piacevano e continuano a non piacere, in sintesi. Si snocciolano nomi importanti e tra questi anche quelli di ganaderos del gusto dell’afición: alle divise di Juan Pedro o Nuñez del Cuvillo, tori pessimi nel comportamento e nella presentazione, si affiancano infatti quelle di Cuadri (da troppi anni ormai non porta una corrida degna del suo blasone a Madrid) o Flor de Jara o San Martin. Completano il rosario altri nomi abituali, per esempio El Pilar o Gavira, ferro quest’ultimo che inspiegabilmente continua ad essere programamato serialmente dalle imprese gestrici dell’arena di calle Alcalà.

Si passa quindi a quei tori che integrano la sezione nera pur non avendovi presenziato nella  stagione precedente: insomma quegli allevamenti che fanno segnare uno scivolone e retrocedono. Accanto a marchi solitamente abituati a frequentare la parte bassa della classifica, El Ventorillo o Parladé o Las Ramblas ad esempio, spiccano due cognomi altisonanti, Miura e Martín. Inteso qui come Adolfo. La divisa più mitica di tutte ha fatto combattere una corrida indegna di Las Ventas, due tori rispediti nei corrales e una presentazione vergognosa, Adolfo Martín ha invece offerto due corse anonime, senza casta, senza interesse. Lista nera anche per loro.

Sotto osservazione, ovvero fuori dalla lista per un pelo, finiscono La Quinta e Dolores entrambe con una novillada e una corrida durante la temporada nella capitale, e poi Victoriano del Rio e Ana Romero. Francamente sorprende un giudizio così critico verso le bestie di Dolores Aguirre che, lungi dall’aver composto dei lotti completi, hanno comunque offerto qualche singolo esemplare fatto di razza e motore e forza.

Escono dal girone dei cattivi, per meriti propri, Fuente Ymbro e El Tajo/La Reina. Gli atipici domecq di Cadice contando soprattutto sulla notevole novillada di inizio stagione più che sulle due corride successive, i tori di Joselito per la buona corrida del 15 agosto. Si uniscono a Domingo Hernández e Rehuelga e María Cascón a comporre il quintetto di allevamenti di cui si chiede la conferma nell’anno prossimo.

E per finire l’associazione elenca quei ferri che nei suoi desideri devono tornare a lidiare a Madrid, ora sì tradendo le sue inclinazioni per il toro toro: José Escolar o Cebada Gago, Palha o Baltasar, portoghesi come Veiga Texeira o Coimbra, santacolomas come Valdellan o Los Maños, e poi Prieto de la Cal o Concha y Sierra, o anche Valverde e Raso de Portillo, Samuel Flores e Barcial e anche la divisa di Hubert Yonnet, unica ganaderia francese presente nel dossier.

 

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