Un acquerello taurino

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Un magnifico acquerello taurino sarà esposto, dal 12 al 14, al Centro Conferenze FICO di Bologna e, il giorno seguente, a Fabriano, nell’ambito dell’evento “FabrianoInAcquarello 2022”. L’autore, il salamantino David García Sánchez, ha anche realizzato il manifesto della corrida che si svolgerà il 19 giugno a Guijuelo col ritorno di El Niño de la Capea in occasione del cinquantesimo anniversario della sua alternativa. Abbiamo scambiato qualche parola con lui cercando di entrare nel mondo degli autori di carteles taurini.

Siamo lieti che una tua opera sia ospitata in Italia. Ci descrivi ciò che il pubblico vedrà a Bologna?

Un segno del rispetto del torero per Madrid, plaza di riferimento nel mondo, toccando il cielo. Semplicità nei tratti e il rosso della muleta che dona movimento e forza.

Guardando il cartel di Guijuel mi pare che sia evidente la tua predilezione per colori tenui, molto delicati.

Sì, acquosi. Mi piace lasciare spazio alla mente, lasciar immaginare. Questo è un elemento molto rappresentativo del mio stile.

Nel dominio del bianco c’è la purezza. Le linee curve sono ricorrenti e possono indicare la pienezza di un’arte completa.

Cogli nel segno. Quei tratti danno vita ai miei dipinti. Sono come una firma, un segno distintivo.

Ricordiamo ai lettori che sei l’autore dei carteles delle ferie di Granada e Salamanca e del Certamen Nacional de Novilladas “Judión de Oro” di Real sitio de San Ildefonso (La Granja-Segovia), nel 2021. Quest’anno hai realizzato il cartel della feria di San Jorge (Zaragoza).

Sono molto soddisfatto del mio percorso evolutivo e dei risultati. Cerco la semplicità nei tratti, la pulizia delle opere. Cerco di trasmettere molto con poco. Non so se ci riesco, ma è il mio cammino. Il più grande complimento che ricevo è che iniziano a identificare i miei dipinti dallo stile e dai tratti.

E questa ispirazione taurina come nasce?

Qui a Salamanca è una tematica molto radicata, la tauromachia. Mi permette di esprimermi. E poi, i legami familiari mi danno la possibilità di vivere profondamente quest’arte e essere molto vicino ai riti, alle paure, alle gioie.

Sei un amico di famiglia di El Niño de la Capea, hai frequentato il collegio con suo figlio Pedro. Per il maestro hai realizzato un cartel stupendo. C’è davvero molta attesa per il suo ritorno, il 19 giugno a Guijuelo, con suo figlio El Capea, suo genero Miguel Ángel Perera e tori della sua ganaderia. Anche l’afición italiana conserva grande stima per il maestro. Come si sta preparando? Cosa dobbiamo aspettarci?

La sua dedizione e la sua maestria sono incredibili. E’ preparato fisicamente e mentalmente. Dice che già si infuria in casa e che questo è un segno che è pronto.

E poi tuo cognato è Domingo López-Chaves…

Sì. Una profonda e lunga amicizia mi stringe a López-Chaves. Le mie figlie hanno il suo cognome. Torero honrado, de mucho valor y entrega, è in uno dei suoi momenti migliori, vive la la professione senza pressioni e con incredibile maturità e torería.

Così le tue creazioni nascono in un ambiente profondamente taurino, sono pervase di quelle emozioni. Come ti misuri invece con l’esterno, con i gusti del pubblico verso i carteles? Vige una dicotomia tra classicità e modernità? Cosa è apprezzato?

Ora c’è una maggiore attenzione per la pittura contemporanea. Senza perdere la tradizione, i gusti dei giovani aficionados dovrebbero sempre riflettersi nei dipinti e nei manifesti. I carteles moderni non sono in contrasto con la tradizione, ma c’è un’evoluzione che dà freschezza al mondo del toro. Per esempio, a Madrid, le ultime ferie sono state illustrate da Pérez Indiano, Domingo Zapata, artisti attuali che danno un’aria nuova e d’innovazione. Anche il confronto con la fotografia è buono. Possono essere entrambi presenti sul manifesto, si nutrono a vicenda.

Ci spieghi come viene alla luce un cartel?

Nel mio caso, in sintesi: l’impresario mi contatta e mi chiede di realizzare il cartel. A San Fermín c’è un concorso pubblico e a Valladolid e a Granada ci fu un conoscente in contatto con l’organizzazione che presentò uno dei miei lavori.

Ricevi indicazioni specifiche su ciò che va realizzato o sei libero?

Di solito ti danno libertà. Forse qualche dettaglio, tipo che un torero in particolare non deve essere identificato o il contrario, come il caso del maestro Niño de la Capea.

Ci sono gelosie tra gli artisti?

Al contrario. Joaquín Zapata, il fratello di Domingo, mi ha incoraggiato a partecipare e esporre i miei dipinti. Non è sempre così, è vero, ma ho trovato supporto.

Non conosci censure antitaurine? Non hai problemi col mondo artistico?

Per ora no. La verità è che mi muovo in un circolo molto taurino e forse questo mi protegge. E se arrivano, invece, cercherò di essere educato e rispettoso. Così come è questo mondo.

Una volta grandi nomi come Picasso creavano le loro opere tauromachiche, mentre oggi sembra impossibile. La corrida si tira dietro sempre un mare di polemiche.

I tori si usano con fini politici nell’attualità. Questo genera critiche e dibattito. Però nell’arte la critica è parte del processo e della evoluzione. Da sempre esiste e esisterà la critica. L’importante è essere al di sopra di essa e possedere argomenti per vincerla.

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