Pelajes è una serie di articoli che dedichiamo all’esplorazione dell’articolato tema della colorazione dei tori da corrida: nell’immaginario comune il toro da combattimento è risolutamente nero, ma il campo bravo è ricco di una varietà sorprendente di manti, li scopriremo uno alla volta.
BERRENDO EN NEGRO
Un toro su cento è berrendo. Macchiato, per sgrossarla. Berrendo è quell’animale a corna che, su un fondo di pelo bianco, presenta macchie irregolari di colori diversi, dal nero al rosso, dal cárdeno al paglierino. Il berrendo en negro la fa da padrone, ma ci sono appunto macchiati anche in sardo o salinero, castaño o jabonero, grigio o tostato. Per convenzione si antepone il termine berrendo all’accidente cromatico: berrendo en negro, berrendo en cárdeno, e così via.
La famiglia dei berrendos si divide a sua volta in tre sottocategorie. Il berrendo aparejado è il toro che presenta una fascia bianca che copre la spina dorsale interamente fino a raggiungere i glutei e insistere sulla zona del ventre: il Fernando Palha nella magnifica foto di Laurent Larrieu, qui sopra, ne è un esempio perfetto. Per remendado si intende invece il bovino che sfoggia grandi macchie di altro colore diverso dal bianco, quasi fossero toppe di rammendo, di conformazione irregolare e molto evidenti. Berrendo capirote è infine quel toro che ammette la colorazione identificativa finanche a collo e testa, cromatura che spesso si prolunga fino ad assumere forma di macchie isolate nel resto del corpo.
Il toro berrendo en negro è dunque quello che, su base bianca, ha macchie di colore risolutamente nero, di forma non regolare e con le opzioni ulteriori di cui sopra. Per capirci, e per i più agés, la mucca Carolina – quella dei formaggini Invernizzi e dell’iconografia popolare – era proprio un esemplare berrendo en negro.
Quello in nero è l’accidente che copre l’80% di tutta la popolazione di berrendos.
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Sulla sabbia di Saint Martin de Crau uscì il 25 aprile 2010 Felino, magnifico berrendo en negro di Prieto de la Cal. Tre picche in crescendo, ostico ai bastoni, duro e pericoloso nell’ultimo atto: Julien Lescarret lo vedrà morire bocca chiusa dopo avergli somministrato due pinchazos e un’intera.
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(per approfondimenti è possibile consultare Adolfo Rodriguez Montesinos, Pelajes y encornaduras del toro de lidia, Ibercaja, 1994; José Luis Prieto Garrido, Guía de campo del toro de lidia – Pintas, particularidades y encornaduras, Almuzara, 2013; Robert Bérard, La tauromachie – Histoire et dictionnaire, Robert Laffont, 2003)