21 Maggio a Madrid per l’encerrona di Paco Ureña, uno dei matadores che mi emozionano di più. L’ha strappata con i denti l’encerrona a Madrid, Paco. Il torero di Lorca era stato inizialmente escluso dai carteles di San Isidro, scelta che aveva lasciato gli aficionados sconcertati non solo perché Paco, con la sua interpretazione eroica e tragica del toreo, è uno dei matadores più amati, ma anche perché è stato il grande trionfatore di San Isidro 2019, l’ultimo celebrato prima della pandemia, con una Puerta Grande e un bilancio totale di 5 orecchie tagliate nella cattedrale del toreo.
Dopo essere stato assente nei carteles di Olivenza, Valencia, Castellòn, Arles e inizialmente anche Sevilla (dove ha trovato posto in una tarde solo in seguito al grave infortunio di Emilio de Justo), Paco non poteva accettare di non toreare a Las Ventas. E così, con la sua proposta di affrontare 6 tori in solitario, ha voluto rivendicare il posto che gli spetta nel panorama taurino.
E’ impossibile non amare Paco e la sua eroica vicenda umana. Il 14 settembre 2018, mentre toreava ad Albacete il quarto toro della tarde, fu colpito violentemente all’occhio sinistro da un toro di Alcurrucén. Nonostante il grave colpo subito, Paco continuò a toreare con la muleta fino alla stoccata finale, uscendo tra l’incredula ammirazione dei tendidos. Il responso dei medici fu impietoso: rottura della cornea e perdita della vista all’occhio sinistro.
Nel 2019 l’incredibile ritorno, dopo un’interminabile serie di interventi chirurgici: orecchia a Valencia, lo straordinario San Isidro di cui abbiamo già scritto, quattro orecchie a Bilbao, un’orecchia alla Feria de Otoño a Madrid e due a Saragozza. Poi arrivò la pandemia che colpì inesorabilmente il mondo del toro: per Paco solo 3 corride nel 2020 e 15 nel 2021, anno in cui la sua temporada terminò il 17 ottobre, quando fu colpito per ben due volte da due tori durante il suo mano a mano con Rafaelillo nella località di Abarán.
Ed eccoci alla tarde di sabato scorso a Madrid, dove Paco è arrivato dopo essere stato ovacionado da La Maestranza lo scorso 5 maggio per il suo buon lavoro con tori di Garcia Jimenez. Madrid ha risposto all’appello come merita il torero murciano dallo stile tragico e dal volto malinconico: Las Ventas piena per oltre 3 quarti di plaza ed entusiasmo alle stelle. Ruggiscono i tendidos all’ingresso del torero vestito di coral y oro. I primi quattro tori (La Ventana del Puerto, Domingo Hernández, Adolfo Martín, José Vázquez) hanno lasciato ben poche tracce sul mio taccuino, privi di forza e difettosi nella carica.
Qualcosa di buono si è visto solo col secondo, che ha permesso a Paco di esprimersi in una buona serie di veronicas concluse con una media, una serie di chicuelinas rematada con una larga e pregevoli naturales con la muleta che hanno fatto scattare il pubblico in piedi. Paco lo ha matado con una stoccata entrata solo per un terzo di spada che ha fatto cadere il toro più per l’esaurimento delle forze che per il colpo subito.
Il quinto di Juan Pedro Domecq era talmente impresentabile che, tra i fischi del pubblico, è stato devuelto a los corrales. Lo ha sostituito un sobrero del Conde de Mayalde, che ha permesso a Ureña di infiammare una tarde fino a quel momento noiosa e insipida. Il toro humilla e reagisce bene ai due puyazos. Quando Paco impugna la muleta comincia a diluviare e il vento rende complicata l’actuación. Un contesto ambientale che sembra ideale per esaltare lo stile drammatico di Paco, che comincia a inanellare serie di derachazos bajos toreando con rotondità e salvando la sua tarde dal naufragio totale. Gli olé cominciano a risuonare e una stoccata perfetta fa scattare in piedi il pubblico, che non aspettava altro: oreja, l’unica della tarde e a mio avviso generosa. L’ultimo toro, un Victoriano manso che bramava più las tablas che la muleta, è caduto al secondo estoque nel silenzio della plaza.
Paco ha fatto il possibile per estrarre il massimo da tori mansos che non potevano offrire nessuna possibilità di trionfo. I 6 tori che i ganaderos hanno inviato a Madrid per l’encerrona di Ureña erano talmente impresentabili da far scrivere ad Antonio Lorca di El Pais, in un articolo emblematicamente intitolato “Puñales por la espalda”, che il 21 maggio è stata tesa un’imboscata a Paco, gli è stato offerto “un piatto di lenticchie avvelenato” con l’obiettivo di farlo fuori dal giro della tauromachia che conta. Sarebbe un colpo basso e miserabile sferrato a uno dei pochi matador che sanno interpretare il toreo con entrega e purezza e che con coraggio ha scelto di stare fuori dalle consolidate conventicole del mundillo taurino optando per un apoderado indipendente come Juan Diego. Certo è, comunque, che la scarsa qualità dei tori che vediamo correre nelle plazas, quasi tutti di encaste Domecq, sta diventando un vero problema per la tauromachia, un cancro che rischia di corroderla dall’interno e di minare quello che rimane dell’afición.