EDITORIALE

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André Masson, Tauromachie, 1937.

Viviamo l’epoca della crisi. La crisi costante. Come se fosse una caduta. Come se fosse una perdita, una lenta progressiva perdita delle nostre ricchezze. E invece la crisi è scelta. Crisi significa necessità di decidere. Di prendere una strada anziché un’altra.

Ma nell’epoca della crisi, il sogno è risorgere e non scegliere. Tornare alla ricchezza perduta. Ritrovare una felicità perfetta. Quella individuale e illusoria di un’eterna giovinezza in cui la morte è scomparsa.

Viviamo in un Occidente malato. Circondato da guerre, carestie, povertà incalzanti. Ma pronto solo a rinchiudersi, erigere muri, sognare il paradiso perduto.

Facciamo sedere a tavola gli animali, diamo loro un bavaglino, li imbocchiamo di cibi prelibati. Piangiamo i bambini morti in fotografia. Incarceriamo quelli che mendicano perché sono rimasti vivi.

Ci uniformiamo al pensiero unico che trionfa nell’epoca dell’informazione iperveloce, di internet, delle reti che non ci danno libertà ma ci intrappolano.

Sfioriamo un angolo del telefono e sappiamo tutto. E non sappiamo nulla. Dimentichiamo. Tiriamo avanti. Lavoriamo lavoriamo e lavoriamo. E produciamo. Fino a morire. Ma guai a darlo a vedere.

Viviamo l’epoca della correttezza, della gentilezza, delle buone maniere. Non pronunciamo parole pericolose. Non diciamo quel che pensiamo. E pensiamo bene, pensiamo come tutti.

Vade retro complessità. Tutto ha da essere facile e chiaro e corretto nell’epoca dell’eterna giovinezza. Tutto dev’essere immediato, spiegabile in una frase, concepibile in un tweet, comunicabile in un’immagine.

Che futuro ha la corrida in quest’epoca? Nessuno. Le voci sono chiare e stentoree. È una dimensione ormai di nicchia che annaspa per sopravvivere. E che morirà in fretta.

Barbarie. Morte. Sangue. Scorrettezza. Complessità.

Forse la corrida è il futuro.

Forse la corrida è libertà di pensiero, difficoltà di conoscere, critica nel senso di necessità di scegliere. Forse la corrida è confronto senza sconti con la morte, con la vecchiaia e con la verità inattingibile. Forse la corrida è luogo d’incontro.

Siamo in tre, qui, a scrivere. Ci siamo incontrati e conosciuti grazie ai tori. E dopo infinite discussioni, litigi, confronti, apriamo il primo sito taurino in Italia.

Siamo fuori dal tempo? Lo dirà il tempo.

Noi siamo certi di offrire un luogo a tutti quelli che come noi s’incontrano intorno a una passione, imbandiscono una tavola e mangiano e bevono discutendo, pronti a sostenere le proprie tesi e pronti a rimetterle in discussione come insegnarono i primi filosofi occidentali.

C’era una volta un blog, in Italia, che Luigi Ronda, uno di noi, aprì e seguì per anni. Si chiamava Alle 5 della sera. Chiuse. Ma non era una fine.

Questo è quel che ne è nato. Un sito a pieno titolo. Dove scoprire le menzogne che la stampa (non internet ma la stampa ufficiale) in Italia ricicla a scadenze regolari sul mondo dei tori. Ignoranza? Certo. Niente di più colpevole.

Un sito per raccontare di tori e toreri, allevamenti e arene, paesi e città, uomini e donne, tavole dove bere mangiare e incontrarsi a discutere, ridiscutere, approfondire.

I tori sono conoscenza critica e non verità rivelata. Sono animalità e non animalismo antropomorfizzante. Sono spazio di incontro di agonismo di visione.

I tori sono resistenza al monopensiero imperante. Resistenza alla globalizzazione. All’idiozia della fanciullezza eterna.

I tori sono resistenza. E dunque conquista.

I tori sono il futuro.

 

Matteo Meschiari, Matteo Nucci, Luigi Ronda

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