Poco prima che il 2018 terminasse, in uno di quei momenti altamente taurini che hanno luogo fuori da una plaza de toros, Paco Ureña ha incontrato giornalisti e critici per raccontare i mesi passati e annunciare il suo ritorno nell’arena. Nella corrida del 14 settembre che Uomini e Tori raccontò qui, Ureña ebbe immediatamente la sensazione che qualcosa di irreversibile fosse accaduto, eppure tornò in pista deciso a rispettare l’animale, se stesso e la sua professione. Di quel momento su cui già si stanno accumulando resoconti, commenti e rielaborazioni letterarie,
Ureña preferisce non parlare più del necessario. Preferisce guardare avanti. Tornare nell’arena è stata la sua determinazione immediata. L’aiuto dei familiari e degli amici e soprattutto dei colleghi, primo indiscutibile il Pirata Padilla, lo hanno confortato nella sua determinazione torera. Appare a noi appassionati un privilegio poter seguire una storia del genere. Si può farlo fra l’altro nei resoconti immediati della conferenza stampa (come quello di ABC o quello del Mundo). O lo si può fare leggendo le parole che un critico come Antonio Lorca gli ha dedicato, quasi fosse la consegna di un modello a cui ispirarsi per la temporada che ci attende, sempre più difficile e in bilico fra debolezza interna del mondo taurino e attacchi esterni di un mondo globale. Lo si può fare anche in Italia, su mezzi di comunicazione che generalmente ignorano vicende di questo tipo, come sul bel sito sportivo: Ultimo Uomo.