Vivere per toreare

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“Una vita senza toreare non è degna di essere vissuta”. Quando José Tomás pronunciò queste parole eravamo a inizio 2007 e il più enigmatico e amato matador dei nostri tempi si preparava a rientrare nelle arene. Ricordo l’agitazione e la frenesia del mondo taurino. Dopo cinque anni di silenzio, lontano dalle arene per ragioni che nessuno ha mai potuto confermare con certezza, con quelle parole definitive, JT apriva la strada a un ritorno epocale nella plaza di Barcelona. Sarebbero venuti innumerevoli trionfi. Su tutti, le quattro orecchie tagliate a Las Ventas il 5 giugno del 2008 e i sei tori del 16 settembre 2012 a Nȋmes con undici orecchie e una coda (simbolica, visto l’indulto): due corride memorabili ormai consegnate alla storia.  Sarebbero venute anche molte ferite. Su tutte indiscutibilmente la più drammatica, quella di Aguascalientes il 24 aprile del 2010 quando un toro di nome Navegante spinse l’uomo vicino alla morte. Ogni volta ho ricordato quella frase scolpita nella roccia con cui il samurai (come molti hanno ribattezzato JT per via dell’attitudine austera nonché gli insegnamenti di quello che a lungo fu suo mentore: Antonio Corbacho) aveva spiegato il motivo del suo ritorno nelle arene. Anche perché, singolarmente, la disposizione stessa delle parole e del loro significato era assolutamente sovrapponibile a una celebre frase che Socrate pronunciò di fronte ai giudici secondo l’ Apologia di Platone: “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”. Una vita senza dialogo, senza passare la giornata a interrogare e mettere in crisi i cittadini ateniesi, senza fare ciò per cui Socrate era famoso. Ovvero quel che gli veniva offerto. Scampare la condanna a morte abbandonando la città e le abitudini critiche che lo avevano reso insopportabile a molti dignitari e politici.

Ricerca e discussione di ogni verità a costo di morire. Possibile confrontare quell’attività con la corrida? Ne scrissi proprio nel mio libro dedicato ai tori. La mia idea, in poche parole, è che la corrida è attività supremamente critica. Sia per chi ci si dedica mettendo ogni volta in gioco la propria vita. Sia per chiunque la viva, in qualsiasi maniera la viva, e non solo perché oggi scatena deliranti critiche che solo a difendersene si deve essere eroi dell’anti-dogma, ma soprattutto perché intimamente i tori inducono alla costante discussione, alla perenne messa in crisi, al dibattito di forma e sostanza. JT, del resto, è sempre stato e ancora è un torero che più di ogni altro spinge gli appassionati a dividersi, criticarsi, polemizzare senza soluzione di continuità. Negli ultimi anni, le apparizioni sempre più centellinate e sempre più sui generis di questo torero leggendario hanno suscitato polemiche infinite. Può, un eroe del genere permettersi, nel momento di massima crisi della festa, di restare ai margini, ignorare certe regole non scritte, apparire in eventi quasi fuori dalla norma, in cui non si confronta con i suoi colleghi e rifiuta di rilasciare dichiarazioni o interviste, che tanto servirebbero alla causa tauromachica? Inutile rispondere. Ogni appassionato ha la sua idea in proposito. Quel che è certo è che JT ogni volta ha riempito gli spalti delle plazas in cui si è esibito. Ogni volta ha esaurito gli abbonamenti delle ferie intere visto che è diventato impossibile procurarsi una entrata alle sue corride senza comprare l’intero abbonamento. Ogni volta ha riempito gli hotel ei ristoranti e i paesi. E ogni volta ha chiamato a sé intellettuali e artisti di ogni tipo.

Sarà così anche stavolta. Il gran giorno annunciato si avvicina. Per chi ne sia ancora all’oscuro la data è il 22 giugno prossimo. La città Granada. Durante la feria cittadina: la feria del Corpus. Il cartel è il seguente. Giovedì 20: José Garrido, Joaquín Galdós e Pablo Aguado (tori di Núñez de Tarifa). Venerdì 21: Morante de la Puebla, El Juli e El Fandi (tori di Olga Jiménez, García Jiménez e Peña de Francia). Sabato 22: Sergio Galán e José Tomás (tori di Benítez Cuberoe Pallarés, per il rejoneo; Núñez del Cuvillo, El Pilar, Garcigrande e Domingo Hernández, per la corrida a piedi). Domenica 23: Aquilino Girón, Borja Collado e Miguel Aguilar (novillos de El Torreón). Preparatevi a discutere. Una vita senza discussione non è degna di essere vissuta.

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Matteo Nucci (Roma, 1970) è scrittore, oltre che aficionado. Negli anni Novanta a El Espinar, durante una notte interminabile, vide vaquillas correre nella plaza. Era l'inizio della febbre tauromachica

1 COMMENTO

  1. La tauromachia vive ed emozionera’ ancora, accompagnando le vicende umane e storiche di questo mondo assurdo, proprio perché ci propone, di generazione in generazione, toreri di in-dicibile valore, soprattutto umano, come JT.
    Non penso che questi possano considerarsi anni critici per “el coso”.
    Difficili, si, ma nella dialettica del contraddittorio tra differenti vedute la sintesi sarà sempre improntata alla sopravvivenza di coloro che discutono. Siano essi a favore o contro. E se sopravvive il contraddittorio sopravvive anche la Corrida con JT e tutti coloro disposti a morire per un Toro.

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