“José Tomás Román” di Jacques Durand

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Photo M. Meschiari

“I grandi toreri sono come le maree d’equinozio: se ne percepisce il rumore prima di vederle. Quella che ha preceduto l’arrivo di José Tomás nel pianeta dei tori è stata, stranamente, quasi silenziosa. […] Alla fine del XX secolo, sulla terra di don Quijote e del tinto de verano – vino rosso, gazzosa, limone facoltativo – un giovane uomo comincia a suicidarsi davanti ai tori. Scrupolosamente. Con un’aria imbronciata assieme a una risolutezza glaciale. Roba da calcinare i gradini. Un giovane uomo, José Tomás, con gusti apparentemente ordinari. Il calcio, la pesca all’amo, le serie TV americane, farsi crescere la barba in inverno, mettersi l’orecchino, indossare un berretto da baseball, correre con i suoi cani. […] José Tomás parla più al suo boxer Manolete che ai giornalisti. Se si confida, è con il toro”.

Una brevissima agiografia innamorata. Con tre o quattro perle di scrittura e due paradigmi svelati su un toreo che sfiora l’immenso.

Jacques Durand, José Tomás Román, Actes Sud 2007, 64 pp., 10 euro, ISBN 9-782742-769704.

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(Modena, 1968) è antropologo e scrittore, oltre che aficionado. Ha visto la sua prima corrida ad Arles, il 9 aprile 2004: Javier Sánchez Arjona per Enrique Ponce, El Juli, José Mari Manzanares. matteomeschiari@uominietori.it

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