Vi ricordate di Mario Diéguez?
Qualche tempo fa, vi abbiamo raccontato di lui su questo blog, della sua “Storia di un torero”. Ne parlammo qui, qui e qui.
Quello che non vi avevamo detto è che Mario è anche uno dei protagonisti del progetto di documentario El Toro.
Pochi giorni fa El Toro ha ottenuto un importante premio per la post-produzione del film.
In un anno complesso per tutti, doloroso per molti, anche il mondo dei tori ha subito gli esiti e gli attacchi della pandemia. Le riprese del film dovevano completarsi la scorsa primavera. Poi per la complessità degli spostamenti, per l’annullamento degli eventi pubblici – quindi anche delle corride – sono state rimandate.
Abbiamo usato questo tempo per entrare a fondo dentro il materiale girato durante 4 anni e l’esito è questo “rough cut” (un premontato grezzo del film) che ha ottenuto il premio.
Il film racconta di Mario Diéguez, del suo allenamento quotidiano, della sua determinazione nell’attesa di un’occasione per dimostrare il suo valore. E di Manolo Corona – ex-matador e ex-banderillero di Morante de la Puebla – che è diventato una guida per Mario, una guida nel perfezionare la tecnica, ma anche nel non commettere gli errori da lui commessi. E racconta delle difficoltà di chi vuole realizzarsi grazie e attraverso il toro, ma non è figlio di una figura del toreo, o di un ganadero, o figlioccio di un apoderado importante.
Alla linea drammatica di Mario e Manolo, si alternano le scene del toro nella dehesa. La vita placida e reale dell’animale. Dove la sua maestà e la sua bellezza si manifestano. Dove anche la bravura si manifesta nelle lotte che ingaggiano tra di essi, spesso mortali. Questa parte del film è girata nella Ganadería Virgen María, guidata da Angel Tirado e da sua figlia Irene. Irene ha 25 anni e ha deciso di dedicare la sua intera esistenza ai tori. Dopo l’università ha deciso di tornare a casa e di imparare da suo padre come allevare i tori. Irene, donna e giovane, con la dedizione e la costanza ha guadagnato il rispetto di un mondo principalmente fatto di uomini. Quando la incontrai fu questo che mi colpì molto. Poi scoprì che c’era anche molto altro e molto profondo.
L’incontro con Mario e con Irene è stato propiziato da José María Ramos. Un aficionado e grande conoscitore dei tori, che da qualche anno si occupa di far conoscere questo mondo a chi si avvicina per la prima volta, spesso con grandi pregiudizi, o quantomeno scetticismi. Lo fa attraverso Aprende de Toros, che lui ha creato.
Devo ringraziare lui se questo documentario ha iniziato a esistere. José María ha permesso a me e Simone Cargnoni – autore delle fotografie riportare nel racconto, nonché aiuto regia del film – di costruire un accesso in tante situazione particolari, spesso private e vietato agli estranei.
La ricerca è quindi stata lunga. Prima di trovare la strada giusta, le giuste componenti narrative abbiamo percorso varie ipotesi, seguito diversi personaggi qui non citati. Alla fine sono divenute protagoniste del film le persone che mi hanno aperto le porte di casa e mi hanno concesso di poter raccontare senza filtri il loro amore per “el Toro”.
Qui un breve teaser del film:
El Toro è prodotto da Jump Cut, in coproduzione con Vermut Films (Madrid). Ed è stato sostenuto dalla Trentino Film Commission, e da CineChromatic che vi ha assegnato il premio che motiva questo articolo.