Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1985 la Guardia Civil cercava il torero José Cubero Sánchez Yiyo e il suo apoderado Tomás Redondo, in viaggio sulla strada tra Calahorra e Madrid. La Guardia Civil li cercava per counicare loro che Yiyo era ingaggiato per il giorno successivo a Colmenar Viejo, per toreare al posto di Curro Romero.
L’indomani a Colmenar Viejo il toro Burlero uccideva Yiyo con una cornata nel petto nello stesso istante in cui Yiyo lo stoccava. La morte riflessa allo specchio.
Yiyo ebbe giusto il tempo di correre alle assi e di sussurrare al suo subalterno El Pali: “Pali, questo toro m’ha ucciso”.
Il chirurgo dell’arena dirà semplicemente: “Aveva il cuore aperto come un libro”.
José Cubero Yiyo verrà sepolto con il suo abito granata e nero al cimitero della Almundena a Madrid, dopo che la sua salma avrà fatto, a hombros, un giro d’onore in un’arena di Las Ventas piena per l’occasione dell’ultimo saluto.
Tomás Redondo, di pena, si suiciderà qualche anno più tardi.
Fu Yiyo, il 26 settembre dell’anno prima a Pozoblanco, ad uccidere il toro Avispado, che aveva appena incornato mortalmente Paquirri in una corrida che col tempo sapremo, morte dopo morte, che trasudava tragedia.
Paquirri morto.
Yiyo morto.
Montoliu banderillero d’El Soro e presente a Pozoblanco questo 26 settembre, morto, ucciso da un toro a Siviglia nel 1992.
Morto il picador d’El Soro, incidente d’auto.
Morto l’allevatore di Avispado, assassinato a casa propria.
Morto l’anestesista dell’arena e morto il cameraman che aveva filmato l’incidente di Paquirri.
A Pozoblanco Paquirri aveva occupato la camera 103 dell’hotel Los Godos.
Il 30 agosto 85 al mattino Yiyo dormiva nella camera 103 dell’hotel Palmi a Miraflores vicino a Colmenar.
Yiyo aveva 21 anni.
Ogni 31 dicembre a mezzanotte gli uomini della sua famiglia, suo padre e Juan e Miguel, i suoi due fratelli banderiglieri, vanno a posare una coppa di champagne sul monumento che gli è consacrato davanti a Las Ventas a Madrid.
Yiyo, lo pseudonimo, è la traduzione della sua storpiatura di bambino, quando provava a pronunciare il suo nome: Joselito.
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Questo testo è una traduzione de “Le cœur ouvert comme un livre“, di Jacques Durand, racconto apparso in Auteurs en scène, théâtres d’oc… et d’ailleurs, « Bernard Manciet : la voix d’une œuvre », Numéro 2, Les Presses du Languedoc/Théâtre des Treize Vents, Montpellier, 1997, e successivamente ripreso da Philippe Marchi per Campos y Ruedos.