È una sensazione unica quella che si prova standosene seduti in barrera a osservare gli altri spettatori che si dispongono sugli spalti riempiendo l’arena prima che inizi il combattimento. Questa fase costituisce come un prologo dello spettacolo antico, dato che è previsto un alto livello di coinvolgimento del pubblico durante i tercios. Si può ascoltare, tenendo gli occhi chiusi, il clamore sempre più intenso delle voci che si intrecciano come un crescendo contrappuntistico, per poi riaprirli proprio nell’attimo in cui fanno ingresso le donne con i ventagli aperti, gli scialli di Manila e le monumentali mantillas in pizzo chantilly dagli intagli di gran pregio; si lasciano ammirare mostrando sorrisi civettuoli, velati di leggero imbarazzo per la consapevolezza di essere l’oggetto degli sguardi interessati degli uomini e delle donne che non portano quel tessuto ricamato e trasparente tenuto sopra il capo dalla peineta in tartaruga e sfoggiato con orgoglio straripante.
Hemingway in Morte nel pomeriggio racconta come “l’esame delle ragazze” sia un momento non escludibile dalla corrida: “Se avete la vista corta dovete portarvi un binocolo da teatro o da campo. Viene considerato un complimento aggiuntivo. E’ meglio non trascurare nessun palco”. E aggiunge: “Non cercate belle donne sul palcoscenico o nei bordelli. Cercatele alla sera nell’ora del paseo, quando seduti al caffè o sulla strada, vedete passeggiare per un’ora tutte le ragazze della città. […] Oppure cercatele con cura col binocolo nei palchi dell’arena.” Quelle vibrazioni di ventagli e quegli scialli dipinti stesi a strapiombo dai palchi formano un tutt’uno con la struttura architettonica, riassumendo la poetica dell’effimero secolare di Spagna. L’uso della mantilla per la corrida, al di là dell’aspetto mondano, così come per le principali celebrazioni religiose, rivela ancora una volta il collegamento necessario fra le due dimensioni della cultura ispanica: la cerimonialità e l’idea del Sacro. Esiste una precisa modalità per apporre il velo sull’acconciatura e deve rispecchiare la cifra estetica della vestizione che, in un ambiente remoto, eseguirà il torero. L’eleganza e il portamento sono qualità imprescindibili nell’arena per chi indossa un abito tradizionale. La circolarità del luogo rende visibili a ogni occhio le gestualità e le intenzioni di chi è presente, amplificandone i significati anche grazie alla luce che, riflessa dalla sabbia, colpisce il manto del toro e il broccato scintillante del suo rivale; così senza arrestarsi sul ruedo, prosegue vagando sulla pelle umida degli spettatori accaldati dall’eccitazione per la sorte del combattimento e sui ricami floreali delle mantillas. Si chiude allora il cerchio en la tardequando, finita la corrida, chi osserva e chi combatte abbandona il suo posto, per sempre o per tornare, lasciandovi solo la traccia di un breve soffio di vita.
Suggerimento di ascolto: Mantilla de feria, Esteban de Sanlúcar.