Ricardo Chibanga è morto pochi giorni fa. Il primo matador nero era stato colpito da un ictus a inizio marzo. Aveva 76 anni. Il mondo del toro perde un simbolo di apertura e potenza transculturale. Il Portogallo perde uno dei suoi simboli taurini.
Era nato a Lorenço Marques (oggi Maputo, Mozambico), Ricardo Paulo Chibanga. Famiglia di lavoratori, un padre pasticcere, sei fratelli, la passione per i tori iniziò con leggerezza. Una plaza poco lontana da casa e un lavoretto come ragazzo accalappia turisti già a 9 anni quando Chibanga passava buona parte del giorno in stazione per spingere i turisti a pagare un biglietto della corrida. Il toreo de salòn fu la diretta conseguenza di questa frequentazione. Un esercizio che iniziò con il toreo comico, come a molti capitava in quegli anni.
Trasferitosi in Portogallo, Chibanga dà inizio a fine anni Sessanta a una gran carriera come novillero. Oltre settanta le novilladas a cui partecipa trionfando in molte arene. Di qui a tentare la via spagnola il passo è breve. Apodo taurino quasi inevitabile, El Rey Africano, il 15 de agosto del 1971 prende l’alternativa a Sevilla da Antonio Bienvenida. Seguono trionfi in moltissime plazas di prima categoria, fra cui Barcelona e Madrid, nonché l’attenzione appassionata di Pablo Picasso.
Torero viscerale, Chibanga non fu assistito dalla fortuna. Nel 1974, problemi agli occhi lo spinsero al ritiro. Ultima corrida nella colonia portoghese di Macao, in Cina. Legato comunque al mondo taurino, aveva continuato a lavorare con le imprese e negli ultimi tempi si era spesso accompagnato al torero di arte per eccellenza: Morante de la Puebla.