16 settembre 2022
Oggi è il decennale. Dieci anni dall’encerrona di José Tomás a Nîmes .
Dieci anni da quella indimenticabile domenica mattina.
Tutto è cambiato da quel giorno e a ripensarci sembra assurdo che una corrida storica come quella si sia tenuta lontano dalla Spagna, patria della corrida, e perdipiù in un orario tanto anomalo.
Chi era presente sa bene ciò che capitò nell’anfiteatro di Nîmes. Qualcosa di indimenticabile, di unico, di extraterreno.
Quel mattino il destro di Galapagar si spogliò delle proprie sembianze umane e assunse dimensioni divine. Fu un’eucarestia, un buco nero emozionale, un barilete cosmico. JT divenne tutt’uno con i quindicimila presenti e li guidò in un terreno extrasensoriale, al di fuori del tempo e dello spazio, in una dimensione sconosciuta.
Accompagnato unicamente dai suoi fantasmi, dalle sue paure, dalla sua solitudine, dimostrò la potenza che può avere un uomo in mezzo al ruedo.
Quella corrida mi cambiò la vita.
Fece riemergere emozioni per troppo tempo dimenticate. Un vortice di tristezza, di gioia, di lacrime, di ricordi, di speranze mi attraversò in quelle tre ore.
Ricordo all’uscita dell’arena i sorrisi, le telefonate ai parenti e agli amici, gli abbracci. In dieci anni non ho mai voluto vedere nessun video delle sei faenas. Ho voluto conservare solo il sacro sbiadito ricordo di un momento divino.
Quella domenica in cui José Tomás riscrisse la storia, a Nîmes ,10 anni fa, io c’ero, e vidi dio toreare vestito di luci.