Iván Fandiño, un anno fa

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2028
(ph) Laurent Larrieu

Nei giorni successivi a quel tragico 17 giugno, le parole più vere e belle per Iván Fandiño le scrisse Jacques Durand, una delle migliori penne del giornalismo e della letteratura taurina. Le pubblicò sul n° 159 della sua Page Taurine, le riproniamo oggi senza ulteriori commenti (traduzione di Luigi Ronda).

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Fandiño

Non faremo il centesimo ricordo della carriera di Fandiño. Non ricameremo sull’ultimo torero basco. Non evocheremo il tema, sfortunatamente vivo, della tragedia dei tori. Non esibiremo il cadavere di Iván Fandiño per opporlo alle penose controverità degli antitaurini e all’orrore delle loro reazioni. Non ci attaccheremo alla statistica per offrire una parvenza di inventario ragionato a questo gesto sragionato che consiste nell’affrontare un toro. Non andremo alla ricerca di segni premonitori. Non racconteremo balle. Ce ne sbatteremo della fatalità e dell’era scritto. Diremo che tutto questo può capitare ovunque, a qualsiasi torero, in un qualsiasi giorno, di fronte a un qualsiasi toro.

Affermeremo, come già Antonio Trevijano, che la corrida non è per nulla la metafora di alcunché ma che essa è pura realtà e che, d’altronde, la realtà picchia duro. Non scriveremo che Fandiño era il migliore di tutti, ché non lo era o forse non acora. Non scriveremo nemmeno che era un torero come gli altri, cosa che nemmeno era vera. Non lo contrapporremo, per deplorevole demagogia, alle figuras.

Diremo soltanto che sabato 17 giugno a Aire-sur-Adour, nel mezzo di un quite, l’ex pelotari Iván Fandiño che si sentiva quasi come Rocky Balboa s’è fatto incornare in un polmone e in un rene, 15 centimentri, da Provechito, numero 53, un toro di Baltasar Ibán nato nell’ottobre 2011, e che è morto all’ospedale di Mont-de-Marsan dopo due arresti cardiaci. Mentre lo portavano all’infermeria di Aire ha potuto solo dire al matador Thomas Dufau che si sbrigassero “perché sto morendo”. Preciseremo che era la prima volta che toreava a Aire, che aveva tagliato l’orecchia del suo primo toro, che l’aveva brindato al pubblico e che la sua montera era caduta sottosopra. Aggiungeremo che Provechito era il primo toro di Juan del Alamo e che, con il suo corno sinistro, ha agganciato Fandiño nel momento della sua seconda chicuelina, che l’ha fatto cadere, che l’ha ripreso a terra. Aggiungeremo anche Provechito si può tradurre con piccolo guadagno.

 

Jacques Durand

 

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