«Non va tutta ai tori, la gente che si incontra per la strada di Alcalà la domenica pomeriggio. C’è chi va, purtroppo, alle partite di calcio, c’è chi va al cinematografo.
Però noi che andiamo ai tori, noi non siamo, di faccia, come gli altri. Fra noi, clienti delle corride, ci siamo sempre riconosciuti dal volto, dagli occhi, dai gesti, dal modo di camminare.
Ai tori si va pensosi ed allegri; preoccupati e soddisfatti della propria preoccupazione.
La fine della corrida non è che la piacevole risoluzione di un felice affanno. Talvolta si va alla corrida in uno stato di ipnotistmo, quasi di allucinazione o di incubo al quale non si ha voglia di ribellarsi.
E’ troppo caldo. Talvolta ci si trova all’ingresso di una plaza quasi senza averlo voluto. Bè, sarà bella, come diceva Belmonte, la vita dei toreri, però dico io, è ben bella anche la vita di noi aficionados…
Quell’andare ai tori, a los toros, quando è caldo, quando è il sole è imponente, quando ribolle l’asfalto delle strade…
In fondo, a parte la passione per la corrida, che cosa significa essere aficionados a los toros?…Non so, non lo so con esattezza.
Ma a me, straniero, sembra che significhi, fra l’altro, saper bere certi tipi di vin bianco, saper fumare un’avana, saper ascoltare certe notturne canzoni, saper gustare certe danze.
Solo per convenzione la stagione delle corride va dalla primavera all’autunno e le corride cominciano alle cinque del pomeriggio.
Cercando, la corrida si incontra in Spagna, appisolata o deserta, a tutte le ore, in tutti i punti.
Però bisogna sapersi muovere entro il labirinto dell’anima spagnola.
Ecco: essere aficionado credi significhi, per uno straniero, mettersi in condizione di sapere andare per gli antri dedalei dell’anima spagnola senza dubbi e timori.
Credo significhi sentirsi dentro la Spagna come nel proprio letto, un letto di piume, tiepido, soffice, un letto pieno di sogni.
La Spagna non sarà mai ostile a un aficionado; però, per esserlo, è necessario sentire qualcosa come l’attrazione canora di certi sobborghi di Cordova e di Siviglia ed il richiamo e l’odore di Puerta del Sol e di certe straduzze di Madrid: calle Echegarray, calle Principe, calle della Victoria».
Brano tratto da M. David, Volapié, Milano, Bietti, 1970, pp- 167-68 (prima edizione1969)