Il toro di Dimini

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Il museo archeologico di Volos è una meraviglia assoluta. Ho passato ore bellissime fra le teche che riempiono le sale del palazzo neoclassico a due passi dal golfo che vide partire gli Argonauti.

Fra i pezzi straordinari che raccontano le civiltà che si susseguirono in Tessaglia dai tempi più antichi (statuine in terracotta di oltre 6000 anni prima di Cristo lasciano sconcertati per la perfezione e la potenza espressiva), ecco il toro miceneo.

Dimini è un piccolo paese a ovest di Volos dove gli scavi hanno messo in luce importanti resti di un insediamento miceneo. Siamo nel quattrodicesimo secolo a.C. dunque. I tempi in cui sul continente dominava la città di Agamennone. I tempi in cui a Creta andava decadendo la civiltà minoica.

La tradizione vuole che Micene prese via via il potere. Ma dubbi e interpretazioni alternative sono numerosi. Come si integrarono le tradizioni minoiche con quelle micenee?

Comunque andarono le cose, il toro restò animale sacro. La statuina in argilla fu ritrovata in quello che con ogni probabilità era un santuario. Ancora oggi a guardarla viene voglia di pregare. Per il toro che è fuori e dentro di noi da sempre.

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Matteo Nucci (Roma, 1970) è scrittore, oltre che aficionado. Negli anni Novanta a El Espinar, durante una notte interminabile, vide vaquillas correre nella plaza. Era l'inizio della febbre tauromachica

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