Un matador che avanza a piccoli passi verso il toro è un uomo che cammina sul mare. (Henry de Montherlant)
Celestino Marcilla, anarchico, madrileno, rifugiato a Parigi in conseguenza del ruolo politico e militare rivestito durante la guerra civile sul fronte repubblicano, è il protagonista del romanzo “Il caos e la notte” (Le Chaos et la Nuit, 1963), di Henry de Montherlant.
Celestino è un uomo esiliato e vinto, detesta la Francia e i francesi. Per quanto disilluso è divorato da un’inestinguibile passione politica che esprime attraverso articoli destinati ai quotidiani locali ma puntualmente rivisti, corretti e da lui stesso cestinati. Anarchico di un anarchismo divenuto sterile e autoreferenziale, combatte non domo un conflitto lacerante con se stesso e il mondo intero al punto di allontanare, per una sorta di rettitudine intellettuale e travisato orgoglio, i pochissimi amici e la servizievole figlia: “(…) aveva ricostituito la guerra civile su scala individuale!”
C’è ancora qualcosa però a trattenere Celestino dalla deriva esistenziale in cui ogni giorno di più precipita: la possibilità e la tentazione di superare paure reali e presunte, riprendere l’antico coraggio sfoderato in battaglia e allo stesso tempo affrontare “l’attrattiva dell’abisso” cogliendo l’occasione, da uomo braccato, di tornare a Madrid, in una Spagna perduta e franchista, per assistere una volta ancora, l’ultima, a una corrida.
Inamovibile nel puntiglio di non voler vedere corride in terra francese, Celestino non ha mai dimenticato l’arte appresa uccidendo tori in età giovanile. Vecchio e provato ci sorprende attraversando la piazza in cui i parigini si dilettano nel nutrire e accudire torme di piccioni facendo volar via al suo passaggio i “disgustosi animali” e suscitando così lo sdegno della sensibile platea, lo fa esibendo un rinnovato vigore, ostentando l’alterigia del matador che guadagna il centro dell’arena di fronte a un pubblico ostile. Ribadisce la sfida toreando, con passaggi di ritrovata grazia, le automobili di boulevard Saint-Martin.
“(…) aveva toccato i tre limiti del proprio genio: il Comico, perché era stato ridicolo, il Tragico, perché aveva rischiato la vita, e il Profondo, per i motivi che l’avevano indotto a rischiarla (…)”.
È un libro stratificato e complesso “Il caos e la notte”, singolare quanto il suo protagonista: unico eppure capace di rievocare molti degli antieroi letterari che lo hanno preceduto; un libro in grado di rendere risibili, con intelligenza e ferocia, ideologie consolidate e vezzi contemporanei. In chiave satirica e grottesca svela agli occhi di Celestino il grande inganno che sembra plasmare ogni cosa ma l’opera si compie, innanzi tutto, grazie al procedere lucido e inesorabile di uno stile letterario ricco, elegante, caustico e anti-retorico. Leggetelo se non l’avete ancora fatto ma siate pronti ad affrontare un doloroso disincanto, a farvi penetrare sottopelle da un universo fosco, labirintico e crudele, un universo umano/animale irrimediabilmente condannato a morte. Che oggi Henry de Montherlant, da tempo riconosciuto quanto basta a divenire un classico della letteratura francese, sia relativamente poco letto e tradotto in Italia pare incomprensibile se non facendo riferimento a una biografia scomoda, un’indole anticonformista, una natura inaccessibile.
Anarca, aristocratico, individualista, nietzschiano, radicale, anti-borghese e anti-cattolico, interdetto per un anno alla scrittura per “collaborazionismo morale” prima, accademico di Francia poi, accusato di misoginia, esteta, soldato, esegeta dell’eroismo bellico e del gesto atletico e moltissimo altro, Henry de Montherlant oggi è fatto oggetto di culto tra le sparute fila della destra libertaria (egli stesso si definiva anarchico di destra), inserendosi a pieno titolo, ma si può ben immaginare che, sotto il vessillo dell’indifferenza, sarebbe lui il primo a vanificare l’omaggio, in quel Pantheon culturale equivoco e multiforme. Nel 1926 dà alle stampe “Les Bestiaires”, interamente dedicato alla tauromachia, facilmente reperibile nell’edizione originale, mai tradotto nella nostra lingua.
Uccide il suo primo toro a 15 anni. Ne ha 27 quando, ad Albacete, una cornata gli perfora il polmone sinistro. Muore suicida nel 1972. Le sue ceneri, nel rispetto delle ultime volontà, vengono disperse a Roma, ai piedi del Campidoglio.
Il caos e la notte (Le Chaos et la Nuit), Henry de Montherlant, 1963.