La Spagna di Cees Noteboom

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Torna in libreria oggi. Traduzione rinnovata. Mappe e fotografie. Il capolavoro di Noteboom sulle strade di Spagna inseguendo un paese dal mistero insondabile. Un breve estratto.

Silenzio, cortili con palme, frescura e gerani, botteghe piene di salumi o pani surreali, vecchie vestite di nero, un orologio che segna quasi mezzogiorno, Spagna, provincia. Il resto del mondo è molto lontano.

Decido per il ristorante. Basso e buio, prosciutti, sanguinacci neri ripieni di riso, fette di pancetta, coniglio, vino scuro e denso versato da bricchi di terracotta, grandi pagnotte d’altri tempi. Al tavolo accanto al mio siede una numerosa famiglia spagnola, una specie di esercito. I bambini portano tutti gli occhiali e guardano con venerazione il padre seduto a capotavola. Che ne sarebbe del mondo latino se, come nei paesi nordici, la figura del padre venisse demolita? 

Un po’ più in là, una scena classica: due signori spagnoli a colazione. Uno è una specie di Aznavour con sopracciglia talmente folte che potrebbe starci seduto sopra un bambino, l’altro un tipo più visigotico (qui le razze e i ceppi si conservano per secoli), dritto, severo e taciturno. Se ne stanno seduti, circondati dagli oggetti tipici dell’Alltagsleben spagnolo, l’enorme bricco di vino, il cosciotto di montone, le sigarette nere con cui affumicano la carne, e dopo il nerissimo caffè spietato e i grandi bicchieri di anís sciropposo, così grandi che ci potrebbe nuotare un grosso pesce rosso. Uno parla e gesticola, l’altro ascolta. I bambini gridano Papá con quell’accento marcato sulla per distinguerlo dal papa, e io vedo noi tutti nell’infinita estensione del mondo spagnolo. 

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